sabato 25 ottobre 2008
Voce, volto, casa e strada sono le quattro dimensioni simboliche sulle quali è costruito il lungo testo che si propone come una «guida all’ascolto e alla lettura amorosa della Bibbia». Il presidente del Pontificio Consiglio della cultura: «Uno scritto da studiare, approfondire, presentare».
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Un testo inusualmente lungo. Ma così lo hanno voluto i Padri sinodali, che «hanno chiesto che si tenesse il documento nella sua integralità», così da conservarne tutto «l'ampio respiro» e il «pathos». In questo modo, il «Messaggio al popolo di Dio del Sinodo dei vescovi», presentato ieri in Vaticano alla vigilia della conclusione della XII Assemblea sinodale, «non è solo un testo teologico», ma «un documento «da studiare, approfondire, presentare». È così che monsignor Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura e della Commissione per il Messaggio del Sinodo, ha introdotto la presentazione del Messaggio finale che, come di consueto, l'Assemblea rivolge al momento della sua chiusura ai fedeli di tutto il mondo. Un testo «importante», in quanto, come ha spiegato l'arcivescovo, «la novità di questo Sinodo è tutta nel fatto che si è tentato di tracciare una mappa in cui ricomporre tutte le dimensioni che toccano la Parola di Dio». Tentativo, questo, che si riflette appunto nell'inedita lunghezza del testo " non a caso accompagnato «da una sintesi per l'uso immediato» " che i Padri sinodali hanno voluto lasciare inalterato rispetto alla bozza. «Se prima infatti si tendeva a parlare della Scrittura nelle sue dimensioni esistenziali, di verità o di tradizione " ha spiegato Ravasi " ora si cerca di riportare le dimensioni della Parola in un'unica prospettiva, in una unica mappa». Per monsignor Santiago Jaime Silva Retamales, vice presidente della Commissione per il Messaggio, si tratta «di guardare al mondo con simpatia, offrire al mondo il meglio di noi, portando la Chiesa alle persone, donare la ricchezza della verità ad un mondo in cui c'è sempre meno umanità». Nella sua struttura, il Messaggio procede «secondo una dimensione simbolica» attraverso quattro declinazioni della Parola " voce, volto, casa, strada " per facilitarne la comprensione. Simboli, ha detto Ravasi, che sono come «quattro tappe di un viaggio» che «guida all'ascolto e a una lettura amorosa della Bibbia». Nelle prime due, il documento ricorda l'importanza della Parola divina efficace, creatrice e salvatrice, in principio all'essere e alla storia, alla creazione e alla redenzione. Ma anche la forza della Parola che si è fatta carne, che entra nello spazio e nel tempo e assume un volto umano, Gesù Cristo. Proprio per questo, allora, l'approdo alla Bibbia avviene nell'incontro con una Persona che dà alla vita un nuovo orizzonte. Importante, quindi, ribadire l'impegno a non cadere nel fondamentalismo esegetico che nega l'incarnazione della Parola divina nella storia. Un rischio, ha spiegato Ravasi, che si può evitare «facendo risuonare di nuovo, tra le chiacchiere del mondo di oggi, le grandi parole come la Bibbia, ma anche, per esempio, la Divina Commedia». Il fondamentalismo infatti, «non comprende che la Parola di Dio passa attraverso il filtro dell'uomo, del profeta, anche in maniera sorprendente. Non si può leggere il testo nella sua superficie come se fosse il messaggio. Le parole devono essere comprese». Così succede che i fondamentalisti rifuggono dall'interpretazione «per paura, perché credono di imprigionare la verità. È la paura di scoprire che al di là delle parole c'è la Parola. Ecco perché è necessario conoscere, studiare e approfondire la Bibbia. La conoscenza è un momento fondamentale nel dialogo ecumenico e interreligioso perché allontana la paura». Di qui, dunque, l'auspicio che le singole Conferenze episcopali del mondo, in base alle singole realtà del sistema didattico, aiutino a diffondere la Bibbia nelle scuole. Ancora, nelle pagine dedicate alla missione, l'accento viene posto sulla famiglia, intesa come spazio fondamentale in cui far entrare la Parola di Dio, e in cui le nuove generazioni dovranno essere destinatarie di un'appropriata pedagogia che li conduca a provare il fascino di Cristo. E lo sguardo si sposta anche, ovviamente, nei «bassifondi del mondo», dove si annidano sofferenze e povertà, umiliazioni e oppressioni, emarginazioni e miserie, malattie e solitudini. Di fronte a tutto questo il cristiano ha la missione di annunciare la parola divina di speranza, attraverso la vicinanza amorosa che non giudica, ma che illumina, conforta e perdona. Sottolineata una volta di più, inoltre, l'importanza del dialogo e dell'incontro: con il popolo ebraico e con l'islam, in primo luogo, ma anche con il buddismo e con il confucianesimo, alla ricerca di «sintonie comuni» basate sul rispetto della vita, il silenzio, la semplicità, il sacrificio. Senza dimenticare i non credenti, che si sforzano di praticare la giustizia e di amare la bontà, offrendo loro «la testimonianza genuina degli orizzonti di verità e amore» rivelati dalla Parola di Dio. Quanto alla Chiesa, il Messaggio ribadisce il valore delle omelie e del cammino ecumenico, sempre ricordando, come ha concluso Ravasi, che «nelle assemblee cristiane è la Parola di Dio». Ieri pomeriggio, nell'Aula del Sinodo, i vescovi hanno trovato ai loro posti un dono speciale di Benedetto XVI: una copia facsimile di due fogli del papiro Bodmer XIV-XV (P75), il manoscritto più antico dei vangeli di Luca e di Giovanni, trascritto negli ultimi decenni del II secolo o poco più tardi.
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